domenica 15 marzo 2009

Kim Ki-Duk: L'arte di fare cinema

Crocodile
Corea Del Sud, 1996. Di Kim Ki-Duk. Con Cho Jae-hyun (Crocodile), Jon Mu-Song (la ragazza). Genere: Drammatico. Vietato ai Minori di 14 anni.
Una famiglia al maschile vive nei pressi di un fiume, sotto un ponte, luogo prediletto dai suicidi di Seoul. Si mantiene con vari lavoretti, con truffe e con il furto di denaro deturpato dai cadaveri dei suicidi. Un giorno una ragazza decide di uccidersi e il componente adulto di questa strana comitiva (Coccodrillo) decide di salvarla…obbligandola a stare con lui per sempre ed abusando di lei
Il debutto di Kim Ki-Duk. Un cinema fatto d’acqua e che finisce nell’acqua. Come in molti altri suoi film questo è l’elemento cardine, dove le anime sole che dominano sulla pellicola cercano un rifugio nell’amore carnale. Un imponente debutto, straordinariamente diretto, con immagini puramente poetiche: l’incredibile finale, la barchette di carta che si stagliano sul fiume…istantanee di vita concreta ed astratta. Il cinema coreano non sarà più lo stesso dopo questo film. (10)



Wild Animals
Corea Del Sud/Francia, 1997. Di Kim Ki-Duk. Con Cho Jae-hyun (Chung-hae), Jang Dong-sik (Hong-san), Ryun Jang (Laura), Sasha Rucavina (Corrine). Genere: Drammatico. Vietato ai minori di 14 anni
Parigi. Un sudcoreano si dirige in Francia per studiare arte e vive come pittore di strada, finendo per incontrare un nordcoreano e fa amicizia con lui. Il secondo si innamora di una giovane spogliarellista ungherese, ma finisce per ucciderla. Il primo, invece, si invaghisce di una ragazza che si esibisce come statua vivente e che viene spesso picchiata dal fidanzato
Il film più estremo di Kim, che fotografa e cerca di esprimere il difficile contatto di culture diverse (come dimostra la scena in cui il protagonista viene beffeggiato da alcuni francesi perché non capace di usare la forchetta), una cultura con cui Kim è entrato in contatto: l’amore per l’arte e tutte le sue sfaccettature. La regia, qui, è più acerba del solito, ma non mancano le invenzioni visive: il pesce surgelato come arma di morte è da antologia (9.5)

Birdcage Inn
Corea Del Sud, 1998. Di Kim Ki-Duk. Con Yi Ji-Eun (Jin-a), Yi Hye-Eun (Hye-mi), Ahn Jae-mo (Hyun-woo), Jung Hyung-gi (Gecko), Son Min-suk (Jin-ho). Genere: Drammatico.
Jin-Ha è una prostituta e trova un nuovo impiego al birdcage inn, una sorta di motel di proprietà di una normale famiglia coreana. Le relazioni con la famiglia non sono facili: entra subito in contrasto con la figlia adolescente, viene violentata dal padre e dal figlio…
Un Kim meno estremo e più romantico: anziché la violenza dei primi due film, qui si punta sulla poesia e sull’efficacia di un’amicizia senza tempo. Una storia semplice e ben diretta, che sfiora il capolavoro grazie ad immancabili invenzioni visive e straordinarie scene non prive di bellezza. Promosso nuovamente. (10)



L’Isola
Corea Del Sud, 2000. Di Kim Ki-Duk. Con Jung Suh (Hee-Jin) Kim Yoo-suk (Hyun-Shik) Park Sung-hee (Eun-A) Cho Jae-hyung (Mang-Chee) Jang Hang-sun (uomo di mezza età). Genere: Grottesco. Vietato ai minori di 18 anni.
Hee-Jin vive vendendo cibo, e a volte il suo corpo, ai pescatori che si soffermano a pescare su alcune case galleggianti in mezzo al mare. Un giorno salva la vita Hyun-Sik, un poliziotto che dopo un feroce delitto per gelosia, vuole suicidarsi. Tra i due nasce un rapporto convulso ed eroticamente perverso…
Incredibile. Uno dei migliori film che abbia mai visto. Ricco di allegorie, di metafore (l’uomo come un pesce), l’incredibile ricerca dell’uomo verso la propulsione erotica come manifesto d’amore, l’impossibilità del dialogo in favore dell’automutilazione per farsi amare, per attirare l’attenzione. Un capolavoro assoluto, che fece conoscere il nome di questo incredibile regista anche agli italiani, in occasione del festival del cinema di Venezia 2000, dove una sventurata spettatrice è svenuta durante la visione del film (10)

Real Fiction
Corea Del Sud, 2000. Di Kim Ki-Duk. Con: Ju Jin-mo, Kim Jin-ah, Son Min-suk, Yi Je-rak, Kim Ki-yun, Myung Sun-mi. Genere: Grottesco.
Na (trad: io) è un pittore di strada, sbeffeggiato quotidianamente da dei teppisti. Un giorno realizza un ritratto ad una splendida ragazza, che lo segue sempre con una telecamera. Questa, però, non possedendo i soldi per poterlo ripagare lo porta ad una rappresentazione teatrale, dove l’attore protagonista istiga Na ad uccidere tutti coloro che gli hanno rovinato la vita…
Sperimentale e digitale: un Kim come non ve lo aspettavate. Realizzato in neanche 200 ore, questo film è una vera e propria distruzione del cinema stesso, apocalittico e poetico, estremo ma con la violenza rinchiusa nel fuori campo. La dissociazione di realtà e finzione, essere e non essere, individuo ed alter-ego: una vera e propria follia visiva che non richiede di chissà quali effetti speciali per sconvolgere. Stupendo (10)

Address Unknown
Corea Del Sud, 2001. Di Kim Ki-Duk. Con Yang Dong-Kun (Chang-Guk) Kim Young-Min (Jihum) Ban Min-Yung (Eunok) Cho Jae-Hyun (Dog-Eye). Genere: Drammatico. Vietato ai Minori di 14 anni.
Anni ’70, in un villaggio coreano nei pressi di una base militare americana si incrociano le vite di tre giovani: Chang-Kook vive in un autobus con la madre, che ormai fuori di senno, continua ad inviare lettere al soldato che l’aveva messa incinta senza ottenere risposta. Ji-Hum lavora in un negozio di ritratti ed è innamorato di Eun-Ok, studentessa timida e priva di un occhio, che si invaghisce di un soldato americano, che la inizia alla droga
Freddo film in cui Kim si sbizzarrisce con la sua poetica visione di un’adolescenza deviata. Ricco di emozioni, incredibile, sempre più bizzarro ma mai surreale, “Address Unknown” è un odivago sulla solitudine, sulla ricerca di sé stessi, arrivando ad un finale superbo ed inaspettato, che chiude con una parentesi di straordinaria bellezza un altro film incredibile. (10)

Bad Guy
Corea Del Sud, 2001. Di Kim Ki-Duk. Con: Cho Jae-hyun, Seo Won. Genere: Drammatico. Vietato ai Minori di 14 anni.
Han-Gi, un teppista che si aggira per i locali a luci rosse di Seoul incontra la bellissima studentessa d’arte Sun-Hwa. La bacia con la forza nel momento in cui il fidanzato della ragazza arriva. Scoppia una rissa. Sun-Hwa sputa ad Han-Gi. Ma Han-Gi, per vendicarsi, trascinera Sun-Hwa nei meandri della prostituzione, in quei locali a luci rosse che ama tanto…
Luci al neon, anime perse tra strade illuminate, dove il sesso regna sovrano. Kim Ki-Duk fotografa un’altra storia d’amore dalle tinte grottesche in una crudele Seoul, dove non c’è via di scampo: la vera e propria antitesi della Corea moderna. Da vedere. (10)

The Cost Guard
Corea Del Sud, 2002. Di Kim Ki-Duk. Con Jang Dong-gun, Kim Jung-hak, Park Ji-a. Genere: Drammatico.
Sul confine di Corea Del Sud e Corea Del Nord vi è una base militare coreana. Uno dei soldati è così ossessionato dal trovare una spia nordcoreana che spara ad una coppia di innamorati che facevano l’amore sul confine. Il ragazzo muore, la ragazza impazzisce, il soldato viene congedato e accusato d’omicidio. Mentre la ragazza, impazzita, continua a saltellare sulla spiaggia, diventando l’oggetto del desiderio dei soldati, il soldato omicida torna alla base…
Kim Ki-Duk, ora pone la sua attenzione sull’odio reciproco di Corea Del Nord e Corea Del Sud, sottolineando il terrore di vedere ciò che c’è al di là del confine, con esiti tragici. Uno dei film più crudi e scioccanti del regista: bravissima la protagonista. (9)

Primavera, Estate, Autunno, Inverno…E Ancora Primavera
Corea Del Sud, 2003. Di Kim Ki-Duk. Con Oh Young-soo, Kim Jong-ho, Seo Jae-kyoung, Kim Ki-duk. Genere: Drammatico.
Primavera: un bambino, accudito da un monaco anziano passa l’infanzia tra la meditazione e sevizie ad animaletti. Estate: Il bambino, divenuto adolescente, si innamora di una ragazza ammalata, portata dalla madre al tempio nella speranza di una cura. Si innamorano. Fanno l’amore. Lui fugge con lei. Autunno: L’adolescente, ora adulto, torna al tempio dopo aver ucciso la donna che amava. Cerca espiazione e, dopo un rito di purezza, viene incarcerato. Inverno: l’uomo è stato rilasciato e si ritira su una montagna innevata. Primavera: il monaco cresce un bambino nel tempio.
Da molti stupidamente definito un film sul “buddhismo”, questa piccola perla di purezza e poesia è, in realtà, un film sulla vita, scandita dalle stagioni che si ripetono e che prevedono i medesimi fatti. Il silenzio dilaga in un tempio dove la natura e la meditazione regnano sovrani. Dove il lago ghiacciato, la neve, le fronde degli alberi sono tutti testimoni di questo ciclo vitale che rischia di non aver mai fine. Poetico, filosofico, lievemente pessimista, ma come sempre struggente. (9)



La Samaritana
Corea Del Sud, 2004. Di Kim Ki-Duk. Con Lee Uhl, Kwak Ji-min, Seo Min-jung, Han Yeo-Rum. Genere: Drammatico.
Yeo-Jin e Jae- Yong sono delle liceali, che per pagarsi due biglietti aerei per l’Europa cominciano a prostituirsi. Yeo-Jin si occupa dei soldi e del trucco, Jae-Yong del sesso. Quando, però, la polizia irrompe in uno dei motel in cui Jae-Yong sta lavorando, la ragazzina fugge alla retata gettandosi dalla finestra. Jae-Yong viene portata in ospedale, ma muore poco dopo. Yeo-Jin, allora, decide di concedersi a tutti i precedenti clienti dell’amica, restituendo loro i soldi, in modo da sentirsi libera dal dolore…finchè il padre poliziotto non la scopre…
Dopo la parentesi filosofica del precedente film Kim torna a parlare di attualità, ponendo la sua attenzione su un triste evento molto comune in Corea: la prostituzione minorile. Qui, nonostante venga detta la motivazione del prostituirsi delle protagoniste in maniera accentuata, emerge la voglia di scoprire sé stessi, di donare la felicità agli altri con l’amplesso (da qui il curioso nome Vasumitra), e così le nostre, sembrano prostituirsi per il solo piacere di farlo. Kim realizza il suo film più complesso con allegorie criptiche che lasciano intendere un legame lesbico tra le due ragazze o tra Yeo-Jin e il padre senza mostrare nulla, senza nemmeno inserire niente nella trama: lo si percepisce. Questa è arte.



Ferro 3
Corea Del Sud, 2004. Di Kim Ki-Duk. Con Lee Seung-yeon, Jae Hee, Kwon Hyuk-ho, Joo Jin-mo. Genere: Drammatico
Tae-Suk è un ragazzo che non parla, a bordo della sua moto, fissa volantini di ristoranti sulle porte delle abitazioni. La sera, torna sulle stesse vie che ha percorso entrando nelle case su cui i volantini non sono stati staccati, deducendone che sono vuote. Vive dentro in quelle case disabitate come se fossero la sua: lava, mangia, ripara ciò che è guasto…un giorno entra nella lussuosa abitazione dove abita una ragazza, continuamente picchiata da un marito e ridotta al silenzio. Lui la porterà con sé e, cominceranno ad abitare nelle case vuote che trovano, facendo sbocciare così una storia d’amore silenziosa e profonda. Ma un giorno, trovano un cadavere in una delle case e…
Il film più bello che la storia del cinema abbia mai partorito, il capolavoro dei capolavori. L’arte impressa sulla pellicola, dove il silenzio riempie più di molte parole e dove le inquadrature fotografano un rapporto sensuale e struggente, che si perde su un occhio disegnato sul palmo di una mano. L’amore sospeso tra vita e morte, tra realtà e sogno. Questo sarà il vostro film preferito, non vi capiterà mai di guardare qualcosa di più bello di questo grande capolavoro che non necessita di effetti speciali né di ore e ore di pellicola: dura solo 88 minuti e da più emozioni di un polpettone di 4 ore e mezza. Da vedere e rivedere, fino alla tomba. Sequenze magnifiche il bacio a tre (nella foto) e la bilancia che pesa zero kili: il peso della vita o della morte? (10 e lode)

L’Arco
Corea Del Sud, 2005. Di Kim Ki-Duk. Con Han Yeo-reum, Jeon Sung-hwan, Seo Ji-seok, Jeon Gook-hwan. Genere: Drammatico
Un vecchio e una ragazzina di sedici anni vivono in una barca in mezzo al mare. Lei non ha mai visto la terra ferma ed è una trovatella, apparentemente senza genitori. Lui la vuole sposare e aspetta i diciassette anni affinchè il matrimonio sia legale. La loro barca è affittata da diversi pescatori che vogliono pescare in mare aperto e spesso la ragazza diviene il loro desiderio erotico, ma il vecchio la protegge sempre. Un giorno sulla barca sale un coetaneo della ragazza. Tra i due nasce una innocente storia d’amore, che farà nascere l’ira e la gelosia del vecchio, che cercherà di separarli. Il ragazzo dunque cercherà i veri genitori della ragazza per portarla via con sé, verso la libertà
Kim punta agli occhi, al cuore e al cervello in questo felice mix destinato ad essere un nuovo e intramontabile capolavoro: più volte sottovalutato senza un motivo preciso questo film è forse uno dei punti più alti mai raggiunti dalla visione kimkidukkiana. Con quella sorta di Vasumitra sorridente e maliziosa come protagonista, con quella freccia lanciata del cielo che finisce nella vagina della ragazza, privandola della perla della sua purezza…da vedere! (10)

Time
Corea Del Sud, 2006. Di Kim Ki-Duk. Con Jung-woo Ha, Hyeon-a Sung. Genere: Drammatico
Ji-Woo e Sae-Hee sono una ricca e giovane coppia di Seoul. Lei è ossessionata e gelosa e pensa che il suo ragazzo non la voglia più per via del suo “solito viso”, quindi dopo una fallita notte di sesso, lei decide di rivolgersi ad un chirurgo estetico e sparire. Sei mesi dopo, ritorna sotto un nuovo volto e un nuovo nome a Ji-Woo, disperato dalla misteriosa sparizione della ragazza…
Capolavoro sottovalutato. Come per “L’arco” e “Soffio” anche questo nuovo capitolo di bellezza Kimmiana è destinato a finire nelle critiche come un film ripetitivo e privo di sostanza. Niente di più falso: Kim rinuncia al silenzio e abbonda nei dialoghi, ma crea un film inquietante e poetico, che dalla prima all’ultima inquadratura mette i brividi. Poesia Pura. (10)



Soffio
Corea Del Sud, 2007. Di Kim Ki-Duk. Con Chang Chen, Park Ji-a, Ha Jung-woo, Genere: Drammatico
Una donna che scopre la relazione extraconiugale del marito, comincia ad interessarsi di un carcerato condannato a morte e finisce per invaghirsene. Tra i due nasce un amore complesso e seducente, scandito ancora una volta dalle stagioni della vita, fino al sospiro finale.
Di nuovo poesia, questa volta ancora più estrema: l’amore visto in tutta la sua essenza, in modo particolarmente sublime. Dove l’amore e l’eros diventano una metafora di morte. Sublime (10)



Dream
Corea Del Sud, 2008. Di Kim Ki-Duk. Con Jo Odagiri, Na Yeong-Lee, Mi-Hie Jang, Tae-Hyeon Kim, Ji-a Park. Genere: Drammatico. Durata: 91’

Jin ha un incubo in cui sogna di investire un uomo. Il giorno seguente scopre che è avvenuto davvero un incidente nello stesso tratto di strada che aveva sognato. Ad essere incolpata è Ran, una ragazza che è convinta di aver dormito nel momento dell’incidente a casa sua. Il ragazzo comincia a pensare che le loro menti siano collegate: tutto ciò che Jin sogna, infatti, viene compiuto in stato incosciente dalla ragazza…per colpa proprio di questo legame onirico, i due finiranno nei guai

Come potrete notare da questo mastodontico up da me (come sempre) scritto, l’uscita di un nuovo film di Kim Ki-Duk scaturisce in me un evento meraviglioso. Ed è meraviglioso questo film, complesso, sognante, il più onirico (come suggerisce il titolo) dell’intera filmografia del regista migliore di tutti i tempi. Se rispetto a capolavori assoluti come “Ferro 3” o “L’Isola”, “Dream” non può sembrare il più bel film di Kim di sempre, possiede comunque quell’aroma di bellezza che invade ogni pellicola del geniale regista coreano. Temi portanti la solitudine, l’incomunicabilità, la follia estrema, l’amore e la morte... avvolti in una strana cornice dall’alone sovrannaturale. Come sempre la regia è superba, così come la fotografia che alterna bellissime nuances calde a oscure gradanze fredde. Degna di nota è anche la recitazione, fredda, eterea, altre volte aggressiva dei due eleganti protagonisti (entrambi attori molto famosi), calati perfettamente in due ruoli molto difficili. Un film vivido e intenso, con grandi potenzialità di capolavoro. “Dream” è un film di spaccatura in una filmografia sempre incredibile: miscela sia l’aggressività dei primi film, che alla poesia degli ultimi. Un gradito ritorno. Un maestro in continua evoluzione. Finale incredibile. Stupendo: un corpo che si libera di una colpa, volando via come una farfalla in volo, giacendo sul corpo dell’amato, solo per morire insieme.

LA SCENA INDIMENTICABILE: Come in ogni film di Kim Ki-Duk c’è sempre quella scena destinata ad entrare nella storia del cinema. In “Dream” c’è una scena di grande vertice artistico: lo scambio di persona in pochi secondi tra amanti e protagonisti che litigano. I corpi cambiano. Le anime no. Si confondono in un gioco di specchi simmetrico, fino a congiungersi.

L’INVENZIONE SPIAZZANTE
: incredibile la scelta di scegliere due protagonisti di nazionalità diversa. Jo Odagiri è giapponese, Na Yeong-Lee coreana. Lui non sa il coreano, lei non sa il giapponese. Risultato? Nel film lui recita in giapponese, lei in coreano. Ma è come se fosse la stessa lingua. Come se si comprendessero pur non capendosi. L’ennesima grande invenzione kim kidukkiana.

EROTISMO: 3/5 – molte le scene di sesso: passionali, dolenti, a volte disturbanti.
VIOLENZA: 2/5- Seppur fuori campo, la scena in cui l’amante della ragazza viene colpito con le manette è agghiacciante. Non mancano altre scene piuttosto disturbanti, che rievocano le perversioni oscure del Kim dei primi tempi.
HUMOR: 0/5
SENTIMENTO: 3/5- è ancora l’amore il fulcro della poesia di Kim Ki-Duk e anche se non è facilmente tangibile, è presente.
ORIGINALITA’: 5/5- Una storia originalissima, complessa, a tratti onirica, arricchita dalle continue invenzioni registiche e narrativi di un sempre grande Kim.


Uscita del film nelle sale italiane: 9 ottobre 2009…ma io l’ho già visto HAUAHAUAH

VOTO: 10

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