lunedì 16 marzo 2009

Cinema Folle e Underground: Snuff movies, squarci onirici, sfide tra donne e molto di più


2LDK
Giappone, 2003. Di Tsutsumi Yukihiko. Di Nonami Maho, Koike Eiko. Genere: Grottesco
Tokyo. Due attrici condividono lo stesso appartamento. Entrambe hanno fatto domanda per la stessa parte e attendono con il fiato sospeso il giudizio del regista. Una viene dalla campagna, l’altra (con un trauma alle spalle) è ricca e spende le giornate nello shopping. La sera, però, è destinata a caricarsi di tensione: le due, da un banale litigio, passano alla violenza…prima accentuata…poi sempre più sfrenata. Nessuna arma è esclusa: non mancano estintori, detersivi, motoseghe…
In una parola: geniale! Realizzato con un cast di due sole attrici, con un budget ristrettissimo e con una durata di 70 minuti, per una scommessa con Kitamura, che firmerà l’orrendo e inguardabile “Aragami”. Frizzante, brioso, notturno, sconcertante: “2LDK” è la risposta di un cinema potente e visivamente crudele, ma che non eccede nelle banalità. È un film incredibilmente originale che, nonostante il prevedibilissimo finale non delude e lo si può considerare una incredibile e diligente perla del cinema giapponese. Da vedere. Divertentissimo. (10)

Suicide Dolls
Giappone, 1999. Di Tamakichi Anaru. Con Shino Setsuna. Genere: Splatter- Gore. Vietato Ai Minori Di 18 Anni.
Il film presenta il suicidio di tre ragazze: la prima si spara dopo che ha sistemato dei pacchi per un nuovo trasloco, la seconda si impicca dopo aver ricevuto la richiesta di divorzio del marito, la terza compie un harakiri violento.
Assurdo, incosciente e dislogico film giapponese di neanche un’ora che è un vero e proprio delirio dal punto di vista formale e stilistico. I primi due suicidi, ripresi con telecamera fissa, danno ancora più un senso di assoluto silenzio e quindi un’atmosfera più fredda, il terzo, forse il meno realistico, è però più crudele e scioccante (terribile la sequenza dell’occhio), immerso in un lago di fintissimo sangue. Un film che vorrebbe ritoccare il fenomeno nipponico degli snuffs e, soprattutto dei “Guinea Pig” , tentando, però, di essere più spigliato ed originale. Ed è assolutamente insensato, ma geniale il teatrino di bambole degli ultimi otto minuti. Il regista deve avere seri problemi mentali. Cinema sperimentale, ma anche difficile da apprezzare. Il voto oscilla tra 0 e 10, a seconda di come lo si vive. (-)

Killer Pussy
Giappone, 2004. Di Takao Nakano. Con: Sakurako Kaoru, Natsumi Mitsu, Tomohiro Okada, Tôgo Okumoto, Toshimichi Tazaki, Kanji Tsuchiya, Sachika Uchiyama, Yumi Yoshiyuki. Genere: Grottesco- Commedia- Horror. Vietato Ai Minori Di 14 Anni.
in una sorta di foresta un’esploratrice viene infettata da uno sconosciuto virus, entrato in lei attraverso la patatina. Poco dopo negli stessi dintorni, un gruppo di adolescenti decide di affittare una casa per passare un weekend all’insegna di sesso e alcool. Ma qualcosa va storto: una delle donzelle decide di farsi un bagno e trova nella vasca proprio quella donna infettata ad inizio film, che sputa una sorta di creatura viscida che entra nella patatina della nuova malcapitata…l’orrore ha inizio
Assurdo mediometraggio giapponese, trashissimo: con picchi insuperabili del trash più becero. Sangue e sesso filtrati con incredibile originalità e stupidità massima. Un film che omaggia “Il Demone Sotto La Pelle” di Cronenberg e vari hentai dei più anonimi. Cretino, insulso, ma anche incredibilmente divertente e quindi bellissimo. Un grido di originalità orientale che ride in faccia a cinquant’anni di cinema splatter americano, ora basato sui remake. Ironia della sorte, lo stesso “Killer Pussy” è stato rifatto dagli americani con il titolo “Denti”. Finale inevitabilmente porcellino. (8)

Niku Daruma
Giappone, 1998. Di : Tamakichi Anaru. Con Kanako Ooba, Kikurin, Tamakichi Anaru. Genere: Splatter- Gore. Durata: 72’. Vietato Ai Minori Di 18 Anni.
Uno staff di cinema sta girando un film porno. Quando il gioco si fa duro e il regista vuole proporre perversioni sempre più inquietanti, l’attrice decide di andarsene. Proprio mentre sta per uscire dalla casa dove viene girato il film, viene colpita con una mazza da baseball da uno dei realizzatori del film. Per la ragazza sarà l’inizio di un incubo
Nel circolo del finto-snuff, sottogenere dell’horror low budget nipponico, spicca questa stranissima opera firmata Anaru (di cui ho già uppato un suo altro, stranissimo film, intitolato “Suicide Dolls”) realizzata in low budget e completamente digitale. Poiché non esistono sottotitoli di questo film sono stato obbligato a vedermelo in lingua originale, ma non preoccupatevi: in questo feroce delirio underground i dialoghi sono l’ultima cosa di cui avere interessa. Inizia quasi come se fosse un film “normale”, con la nostra attrice sorridente che fa la spesa e fa curiose pose non appena vede delle caramelle di suo gradimento. Poi continua come porno (con pixel censurei) e finisce in un estremo fiume di violenza. Un’opera interessante, con l’unico scopo di disgustare gli spettatori (nonostante effetti speciali gore siano meglio in opere come i vari guinea pig) e senza alcun interesse nell’intratenimento. Le scene nel supermercato danno tutto un po’ più di realismo. Concludo dicendo che Anaru è uno stronzo: decide di uccidermi la giapponesina quando mi stavo affezionando a lei, con le sue risatine argute. Bastardo! (6.5)

301, 302
Corea Del Sud, 1995. Di Park Cheol- Soo. Con Bang Eun-Jin, Hwang Sin-Hye. Genere: Horror. Vietato Ai Minori Di 14 Anni.
Reduce da un divorzio, la casalinga Song-Hee, dal talento culinario davvero impressionante, tenta di avvicinarsi alla vicina proponendole i suoi cibi prelibati. Non sa che, però, dopo gli abusi subiti in infanzia, la donna ha rinunciato a sesso e cibo…
Inquietante viaggio nella paranoia umana ad opera di un grande regista coreano, che firma un film genuino in tutti i sensi: sublime, sfrontato, crudele. Un film che lascia con il fiato sospeso e che, indaga dopo un paio di efferatezze vomitevoli, nell’assoluto desiderio della carne, aprendo il varco verso i ricordi dimenticati che segnano il presente con un marchio a fuoco. Coraggioso, coraggiosissimo film che merita più di una visione. Malatissima e dolente opera horror di metà anni novanta, priva della solita donnaccia dalle fattezze sadakiane a rompere i coglioni con la sua pettinatura emo. Dubito che riuscirete a mangiare ancora correttamente dopo una visione profondissima. (10)

Love & Pop
Giappone, 1998. Di Hideaki Anno. Con Asano Tadanobu, Hayashibara Megumi, Ishida Akira, Kirari, Kudo Hirono, Mitsuishi Kotono, Miwa Asumi, Morimoto Leo, Nakama Yukie, Okada Nana. Genere: Drammatico.
una storia nell’arco di un giorno: Quattro ragazze del liceo tra shopping a Shibuya e giri per Tokyo, conoscono uomini vecchi e d’affari disposti a pagare un’ingente somma di denaro pur di passare la giornata con una scolaretta del liceo. Non mancheranno i folli feticisti (tra cui coloro che fanno succhiare acini d’uva alle scolarette per poi conservarli in scatolette)
Il celebre Hideaki Anno, creatore della serie “Neon Genesis Evangelion” e del live-action di “Cutie Honey” firmò, nel 1998, questa folle opera psichedelica: un concentrato di immagini assolutamente assurde, di inquadrature al limite dell’avanguardia più estrema. La storia, che non esiste, non è altro che un semplice contorno di un vero e proprio susseguirsi di immagini mozzafiato. Un cocktail di originalità eccelsa, filtrati da un maestro degli anime. Consigliato a chi non può fare a meno d iavanguardia filmica. Molto Bello. (7.5)

Crazy Lips
Giappone, 2000. Di Sasaki Hirohisha. Con Miwa Hitomi, Suzuki Kazuma, Osugi Ren, Abe Hiroshi, Natsukawa Hijiri, Yura Yoshiko, Kuribayashi Tomomi. Genere: Grottesco. Vietato Ai Minori Di 18 Anni.
La stampa perseguita una famiglia formata da una madre e due figlie. Questo perché il fratello, scomparso misteriosamente, è il maggior sospettato dell’omicidio di quattro donne decapitate. Satomi, sicura dell’innocenza del fratello, tenta di indagare con l’aiuto di una folle medium…
Sboccato e troppo estremo, “Crazy Lips” è un film che lascia a bocca asciutta. Tra falli di gomma, sesso a go-go (anche incestuoso) e violenza-splatter a manetta, l’opera, ora considerata fenomeno di culto del cinema nipponico, è una vera e propria macchinetta di follia caduta per caso dal cielo: inserti di musical, follia trascendente e chi più ne ha più ne metta. Più scorre e più diventa illogico, insensato…senza un perché: ma…chissene importa! Ciò che conta in questo film è l’assoluta follia che dilaga nell’amplesso filmico tra crudezza ed estremismo. Vanta anche un sequel: “Gore From Outer Space”. Sconsigliato a chi non sopporta una violenza troppo esplicita e il sesso trattato con ferocia e con zero poesia. La fotografia è pessima, gli attori simpaticissimi. Finale apocalitticamente sublime. (7+)

Grass Labyrinth
Giappone, 1983. Di Shuji Terayama. Con Mikami Hiroshi, Wakamatsu Takeshi, Nitaka Keiko, Itami Juzo, Fukuie Miho. Genere: Grottesco. Durata: 48’
Akira è un giovane il cui unico ricordo della madre è una canzone che lei soleva cantargli. Il ragazzo però, non si ricorda alcune parole del testo. Con ogni mezzo, cercherà di ritrovarne i versi restanti, in quanto unico ricordo a legarlo con la madre
Assurdo capolavoro di Terayama, apparentemente senza senso, ma girato benissimo e con trovate visionarie-oniriche da inorgoglire il miglior Bunuel. Un bellissimo susseguirsi di immagini splendide, superbe che colpiscono. Un mediometraggio che è un’esperienza di vita: fantastico ed emozionante, dove la trama non ha molta importanza, ma dove l’amore materno prende il sopravvento. È il cinema estremo di Terayama, che sa come dosare il suo talento in un piccolo indimenticabile capolavoro. Stranissimo e struggente. Da vedere. (10)

Girl Rebel Force Of Competitive Swimmers
Giappone, 2007. Di Koji Kawano. Con Handa Sasa, Mizuka Arai, Yuria Hidaka, Hiromitsu Kiba, Hidetomo Nishida. Genere: Splatter Erotico. Vietato Ai Minori Di 18 Anni.
Aki è una nuova studentessa di un liceo giapponese, che vuole partecipare ad una gara di nuoto. Qui conosce le altre ragazze che si allenano per la gara e stringe con loro amicizia. Contemporaneamente, nella scuola si stanno compiendo dei vaccini per cercare di rendere immuni alunni e professori da un virus che dilaga in tutto il Giappone. Questo virus, però, riesce comunque a dilagare come un’epidemia e trasforma studenti ed insegnanti in zombie, che uccidono e divorano i superstiti. La squadra femminile di nuoto, però, sembra immune dal virus e, proprio per questo, decidono di combattere l’armata di zombie che si avvicina…
Assurdo, epilettico, estremo pot-pourri di sesso e violenza per un concentrato di 72 minuti di follia indigesta. Macelleria schifosa causata dalle armi più improbabili: dalle motoseghe ai righelli... Scene lesbo-omosex tra studentesse dai seni molto abbondanti, zombie che prima di uccidere seducono la loro vittima… di tutto e di più in questa perla dimenticata del cinema trash orientale, che mostra una zampillante follia originale che sfiora il genio. Resta comunque una cretinata, riservata al solo intrattenimento, ma è evidente la passione nel realizzarlo, con una trama, che seppur idiota, sa sostenersi alla perfezione. L’unica cosa davvero ridicola del film, infatti, è lo stupidissimo finale: osceno. Non dimentichiamoci della scena top del film, dove Aki spara un raggio laser dalla patatina! (7)

Love/Juice
Giappone, 2000. Di Shindo Kaze. Con Okuno Mika, Fujimura Chika, Nagasawa Toshiya, Nishijima Hidetoshi. Genere: Drammatico. Durata: 77’
Chiantzu e Kyoko lavorano in un club come conigliette, sono amiche e condividono lo stesso appartamento. La prima è lesbica ed è innamorata dell’amica, che ignara di tutto, è attratta da un giovane venditore di pesci esotici, che la evita.
Film breve e ben fatto per essere un prodotto low-budget, “Love Juice” è un film semplice e lineare, caratterizzato da una buona regia e un’orrenda fotografia. Un film che si diapana su un riuscito triangolo amoroso coinvolgente e bizzarro, ma mai troppo lontano dal realismo. Carino, vivace, mai troppo esplicito: “Love/Juice” sa trattare un argomento “forte” come l’amore lesbico, la sessualità e la droga senza spingersi mai oltre, senza diventare mai volgare. Il tutto è condito con un’atmosfera da shojo-manga, che anziché esserne un difetto, diventa incredibilmente un elemento a favore: tutto è più ingenuo e reale. Per questo piace. (7)

Lunchbox
Giappone, 2004. Di Shinji Imaoka. Con Shinji Imaoka, Mutsuo Yoshioka, Lemon Hanazawa. Genere: Erotico. Durata: 65’. Vietato Ai Minori Di 14 Anni.
Aiko non parla e lavora in un bowling. È innamorata di un giovane affascinante di nome Yoshio, a cui prepara il pranzo tutti i giorni contro il suo volere. Il ragazzo è schiavo d’amore di una collega che lo forza ad essere il suo ragazzo e lo obbliga a sposarsi con lei. Lui torna da Aiko dopo averla lasciata. Tragedia finale
Bellissimo. Davvero bello. È difficilmente reperibile in una qualsiasi videoteca di terz’ordine un film che prometta di essere un quasi-porno, ma che abbia anche un arma sensuale da renderlo un film d’autore a tutti gli effetti. È il caso che avviene con “Lunchbox”: un’opera incredibile, girata in una suggestiva fotografia e regia, dove le scene di sesso (sempre bellissime, mai banali o troppo trash) se ricoprono metà film sono sempre spontanee, nate dal caso…come accade con gli innamorati. Non c’è mai un pensiero dello spettatore che possa dire “questo è cinema!”. Questo film è realismo puro. Gli attori sono persone, non sono attori. Recitano la loro parte, la loro vita. L’apparente mancanza di disperazione finale di fronte ad un disagio come la morte raggiunge un pathos incredibile, quasi indicibile e sorprende…in un’inquadratura sospesa tra il silenzio funereo e il rumore del mare. Mai il cinema erotico è stato così poetico e emozionante. (10)

Junk Food
Giappone, 1997. Di Masashi Yamamoto. Con Miyuki Ijima, Miki Mia, Rumi Otori, Akifumi Yamaguchi, Shizuko Yamamoto. Genere: Drammatico. Durata: 82’
Tokyo. Si incrociano storie di vario genere: una donna d’affari con perversioni sessuali necrofile si fa di droga e cerca soldi, un giapponese e una cinese americana si innamorano e poi battaglie tra bande, violenza, delitti, sesso…in un’oscura Tokyo metropolitana accecata da luci al neon
Girato in digitale in low budget, “Junk Food” è un’opera che ha il compito di mostrare una Tokyo undeground e perversa al massimo del suo splendore. Violenza, sesso, droga girano come se fossero naturale quotidianità in una città che si avvicina al nuovo millennio e diventa sempre più frentetica. Sullo stile del documentario, il film, confuso in fatto di trama (difficile seguirne tutti gli intrecci) è interessante dal punto di vista avanguardista e di realizzazione: un’ottima prova in generale che non in pochi passaggi ricorda il Takashi Miike più notevole. Girato con freddezza, come se la telecamera fosse un occhio nascosto a filmare delitti di vario genere, ma non è documentario: è ciò che si pone in mezzo tra finzione e realtà e per questo unico. Dietro le anime violente di una città in degrado si nasconde una desolazione, una solitudine immensa, difficile da raggiungere, ma facile da penetrare. Un film difficile, ma sicuramente da vedere da ogni amante del cinema che si rispetti. La colonna sonora è un misto di musica latina e trip hop (favolosi anni ’90!!!). Parlato in giapponese, inglese e spagnolo. (7)

Red Room
Giappone, 2000. Di Daisuke Yamanouichi. Con Tsukamoto Yuuki, Ookawa Mayumi, Nagamori Sheena, Kitasenju Hiroshi. Genere: Splatter Erotico. Vietato Ai Minori Di 14 Anni.
Quattro persone, di carattere emotivo completamente diverso, decidono di partecipare ad una sorta di reality show crudele, che permette di vincere una proficua somma di denaro. I partecipanti si siedono ad un tavolo e pescano delle carte: una con il simbolo di una corona, le altre con dei numeri da 1 a 3. chi pesca la corona è il re e può decidere di cosa fare degli altri tre sfidanti, che saranno protagonisti di una cruenta penitenza! Il più fortunato dei tre farà da testimone, un altro farà il carnefice e l’altra la vittima…
Inquietante film giapponese che nasce proprio nel momento in cui i reality show stanno avendo un grandissimo successo in tutto il mondo, comprendendo anche l’Oriente. Il regista ne ricalca subito il lato negativo, enfatizzando in modo grottesco, il lato oscuro dell’inconscio umano e la teoria della sopravvivenza: vince solo il più forte o non vince nessuno. Concentrato estremo di sesso (anche lesbico) e violenza (originalissima: vera goduria per gli amanti dello splatter bizzarro). Inquietante, denso di sesso e violenza, con una bellissima fotografia di colore rossastro e buoni attori. Un buon film disturbante e malato, malatissimo! Con un sequel: “Red Room 2” (7.5)

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