sabato 2 maggio 2009
sabato 11 aprile 2009
martedì 7 aprile 2009
"Susuk" Di Naeim Ghalili, Amir Muhammad
Susuk
Malesia, 2008. Di Naeim Ghalili, Amir Muhammad. Con Yasmin Ahmad, Sofia Jane, Ramona Rahman, Ida Nerina, Diana Rafar, Hairie Othman. Genere: Horror. Durata: 120’.
Soraya è una infermiera che vorrebbe diventare famosa e si sottopone ad un trattamento di bellezza, chiamato Susuk. Nello stesso tempo una cantante di nome Suzana pratica magia nera per manipolare il susuk e ad ogni infrazione scatta una morte, finchè gli omicidi di un fantasma vendicativo si moltiplicano sempre più…
Dopo l’interessante ma non troppo riuscito “Chermin”, la Malesia torna nel campo dell’horror con questo “Susuk”: fascinoso e raffinato film horror che indaga il potere della bellezza femminile vista come maledizione. Nulla di originale, vero? E vi sbagliate! “Susuk”, nonostante la presenza di un fantasma capellone, non è la classica ghost-story, ma forse non è nemmeno una ghost-story: qui l’orrore nasce dal suggerimento, dalla paura interiore di invecchiare o di trasformarsi. “Susuk” affronta il disagio di donne e uomini che vedono le proprie ambizioni sotterrate dall’aspetto fisico. La messa in scena del film è senza dubbio inquietante, ma al contempo incredibilmente raffinata. La fotografia satura e brillante è un altro punto in più per un film interessante e coinvolgente, che ha solo nella sceneggiatura la propria pecca: più la storia scorre e più diventa complessa, così complessa da perdere più di una volta il filo del discorso. E il finale diventa quasi incomprensibile, seppur realizzato ottimamente e partito da un ottima idea. In fin dei conti, però, “Susuk” è un ottimo film, che dimostra che ormai qualsiasi paese del Sud Est Asiatico è in grado di mettere in scena la propria visione d’orrore, magari facendo ricorso a qualche credenza folkloristica: se in Thailandia il chiodo fisso è il coffin, ovvero la bara dei morti (che appare nell’orrido “Seven Days In A Coffin” e in “The Coffin”, che devo ancora visionare), in Malesia c’è il trattamento di bellezza o lo specchio (come accadeva in “Chermin”): l’aspetto fisico, quindi. L’orrore nascosto dentro di noi.
EROTISMO 1/5 Niente sesso esplicito, ma vi è comunque una folla di gran belle ragazze, alcune di loro nude in una vasca di fiori galleggianti :O
VIOLENZA 2/5 Sangue presente, anche se in numero piuttosto esiguo. Qualche scena disturbante e una decapitazione con realativo corpo restante buttato dal balcone.
HUMOR 0/5 No.
SENTIMENTO 0/5 è un horror, non aspettatevi sentimentalismi
ORIGINALITA’ 4/5 decisamente originale, anche se non manca il fantasma capellone. Raffinato e suggestivo nella realizzazione
IL MIO VOTO: 7
"Dolls" Di Takeshi Kitano
Dolls
Giappone, 2002. Di Takeshi Kitano. Con Miho Kanno, Kyoko Fukada, Hidetoshi Nishijima, Tatsuya Mihashi, Chieko Matsubara. Genere: Drammatico. Durata: 118’
Tre storie d’amore si intrecciano tra di loro: Un giovane è innamorato di Sawaka, la sua fidanzata, ma è spronato dalla famiglia a sposare una donna ricca per acquistarsi un degno futuro. Il ragazzo decide di rispettare le decisioni dei genitori, ma Sawaka, disperata, tenta il suicido e impazzisce. Il suo innamorato, deciderà di fuggire con lei.
Uno Yakuza non dimentica una storia di amore passato, quando lasciò la sua ragazza per dedicarsi alla mafia. La donna, da quel giorno cominciò a preparare il pranzo ogni sabato per il suo amato e ad aspettarlo nel parco pubblico dove si erano innamorati…
Una famosa popstar subisce un incidente automobilistico e perde un occhio. Terrorizzata dall’idea di non piacere più ai suoi fans a causa del suo nuovo aspetto, sparisce dalle scene. Un suo fan, però, decide di accecarsi per farle capire di essere davvero innamorato di lei, che ora passa gran parte delle giornate sulla spiaggia, in silenzio
Takeshi Kitano è uno dei più noti registi giapponesi (nonché pittore, autore ecc.), partito da polizieschi bruttini, fino a concludere con assurdi e grotteschi film cubisti, ha sfornato, però, diversi indimenticabili capolavori: basti pensare a “L’Estate Di Kikujiro”, “Hana-Bi” e soprattutto “Dolls”: una bellissima tavolozza di colori trasformata in pellicola. “Dolls” dimentica completamente gli stilemi di Kitano, diviso tra poliziesco e comicità assurda: qui regna il silenzio, attraverso inquadrature seducenti e dolenti, attraverso la splendida recitazione di una Miho Kanno che non spende neanche una parola, attraverso i fiori, la prima vera e una corda rossa che lega le tre storie d’amore con incredibile bellezza. “DOlls” è il film più autoriale di Kitano, nonché un capolavoro e uno dei più grandi film mai realizzati in oriente: vivido, cristallino e a suo modo straziante, ma non privo di speranza. Finale, fotografia e colonna sonora da Oscar. Imperdibile.
LA SCENA INDIMENTICABILE: Il finale. Le ambientazioni. Ma il film stesso è una vera e propria scena indimenticabile.
EROTISMO 0/5 No.
VIOLENZA 1/5 Solo dei corpi morti, in un ascensore. Causa: Yakuza.
HUMOR 0/5 No.
SENTIMENTO 5/5 Tre stupende storie d’amore prive di sciocchi banalismi.
ORIGINALITA’ 5/5 Bellissimo e dalla grande originalità
IL MIO VOTO: 10+
lunedì 30 marzo 2009
"Bunshinsaba" Di Ahn Byeong-Ki
Bunshinsaba
Corea Del Sud, 2004. Di Ahn Byeong-Ki. Con Kim Kyu-li, Lee Se-eun, Lee Yu-ri, Choi Seong-min, Choi Jeong-yun. Genere: Horror. Durata: 94’
Tre ragazze, vessate dalle crudeli compagne di scuola, decidono di mettere in scena una seduta spiritica per invocare uno spirito vendicativo che possa punire le loro carnefici. Questo spirito vendicativo è quello di una ragazza morta trent’anni prima che frequentava proprio la scuola delle tre ragazze. La situazione però, sfugge loro di mano, è una delle tre comincia ad essere sospettata delle inquietanti morti che iniziano ad aver luogo nel liceo: le ragazze più cool e bulle cominciano a morire una dietro l’altra, dandosi fuoco. Qual è il segreto che regna in questa strana maledizione?
Dopo l’ottimo “Phone”, che ha letteralmente sbaragliato i botteghini di mezzo mondo, il buon Ahn ritenta in meno di un anno con un altro buon horror: “Bunshinsaba”. Un film che tenta di distaccarsi dal topos orientale senza riuscirci (donne capellute onnipresente), ma che è sicuramente ben realizzato, con una buona storia, una splendida fotografia e qualche macabro trucco splatter (la scena dell’accoltellamento finale è agghiacciante).
La recitazione a tratti lascia desiderare, ma l’estro visivo del regista è tangibile e presente. Ed è proprio grazie al suo ingegno che gli spaventi sono parecchi: non mancano scene che fanno sobbalzare dalla sedia, suicidi e omicidi macabri e inquietanti e belle ragazze (sì, lo so…è la prima cosa che ho notato di questo film xD). Un horror dopotutto buono, che rischia solo nel lungo finale, dove la storia si fa fin troppo confusa, ma che non deve essere ricordato come il miglior prodotto horror dall’Oriente. Per appassionati. (6+)
Corea Del Sud, 2004. Di Ahn Byeong-Ki. Con Kim Kyu-li, Lee Se-eun, Lee Yu-ri, Choi Seong-min, Choi Jeong-yun. Genere: Horror. Durata: 94’
Tre ragazze, vessate dalle crudeli compagne di scuola, decidono di mettere in scena una seduta spiritica per invocare uno spirito vendicativo che possa punire le loro carnefici. Questo spirito vendicativo è quello di una ragazza morta trent’anni prima che frequentava proprio la scuola delle tre ragazze. La situazione però, sfugge loro di mano, è una delle tre comincia ad essere sospettata delle inquietanti morti che iniziano ad aver luogo nel liceo: le ragazze più cool e bulle cominciano a morire una dietro l’altra, dandosi fuoco. Qual è il segreto che regna in questa strana maledizione?
Dopo l’ottimo “Phone”, che ha letteralmente sbaragliato i botteghini di mezzo mondo, il buon Ahn ritenta in meno di un anno con un altro buon horror: “Bunshinsaba”. Un film che tenta di distaccarsi dal topos orientale senza riuscirci (donne capellute onnipresente), ma che è sicuramente ben realizzato, con una buona storia, una splendida fotografia e qualche macabro trucco splatter (la scena dell’accoltellamento finale è agghiacciante).
La recitazione a tratti lascia desiderare, ma l’estro visivo del regista è tangibile e presente. Ed è proprio grazie al suo ingegno che gli spaventi sono parecchi: non mancano scene che fanno sobbalzare dalla sedia, suicidi e omicidi macabri e inquietanti e belle ragazze (sì, lo so…è la prima cosa che ho notato di questo film xD). Un horror dopotutto buono, che rischia solo nel lungo finale, dove la storia si fa fin troppo confusa, ma che non deve essere ricordato come il miglior prodotto horror dall’Oriente. Per appassionati. (6+)
"Nightmare" Di Ahn Byeong-Ki
Nightmare
Corea Del Sud, 2000. Di Ahn Byeong-Ki. Con Kim Gyu-ri, Ha Ji-won, Choi Jeong-yun, Yu Ji-tae, Yu Jun-Sang, Jeong Jun, Jo Hye-yeong. Genere: Horror. Durata: 88’
Una ragazza riceve una chiamata da una sua ex compagna del liceo, la quale le dice di essere perseguitata da una presenza che afferma di volerla uccidere. E ben presto le due e tutti i loro amici vengono perseguitati da uno spirito vendicativo suicida. Che legami ha con loro? Quale la nascita del suo rancore?
Il debutto di Ahn Byeong-Ki, finora l’unico (forse) regista coreano di soli film horror. fortunatamente, questo regista di incubi saprà rifarsi con film successivi (“Phone” su tutti: sebbene sottovalutato, è sicuramente il punto più alto della filmografia, nonché un ottimo film), perché questo “Nightmare” è davvero pessimo. Un filmetto teen-horror che rubacchia da qualche anonimo slasher americano, con anche citazioni più o meno visibili da “Scream”, trasformando le idee nella solita ghost story orientale. Il risultato che ne salta fuori è un’opera insulsa, che viaggia con quaranta minuti di iniziale noia e altri quaranta di splatter e sangue a go-go, la parte più riuscita ovviamente, ma che non riesce ad innalzare un film che latita da qualsivoglia direzione, senza perché. E alla fine persino la trama stupidissima, diventa incomprensibile. Zzzzz…. (3)
domenica 29 marzo 2009
"Cinderella" Di Bong Man-Dae
Cinderella
Corea Del Sud, 2006. Di Bong Man-Dae. Con Ahn Ah-yung, Ahn Gyu-ryun, Jeon So-min, Shin Se-Kyeong, To Ji-Won, Yu Da-in. Genere: Horror. Durata: 94’
Kyun-Su è una ragazza come tante altre. Durante le vacanze estive non fa che uscire con le amiche e frequentare svogliatamente un corso estivo di arte. L’incubo inizia quando le sue amiche decidono di farsi fare dei ritocchi di chirurgia estetica, approfittando del fatto che la madre di Kyun-Su è un chirurgo professionista. Ma dopo le operazioni le ragazze cominciano ad avere incubi terrificanti e via via muoiono, cercando di tagliarsi via la faccia. Kyun-Su, spaventata, decide di scoprire l’incubo che si cela dietro a queste morti e, scendendo in cantina trova la foto di un volto carbonizzato. Perché la madre non conserva alcuna foto della ragazza di quando era piccola? Perché tutta questa sua ossessione per la bellezza? Qual è l’orribile tragedia e i tremendi segreti che la madre nasconde? L’incubo ha inizio
Nella vera e propria esplosione di horror asiatici che in questi anni affollano il mercato con una potenza inverosimile spicca questa piccola operetta horror chiamata “Cinderella” (titolo un po’ inverosimile, visto che non c’è alcuna somiglianza con l’omonima fiaba), un film horror che seppur richiamando all’attenzione diverse citazioni ad altri horror asiatici, stupisce per una grande cura nei particolari e nella sceneggiatura, sempre fredda e agghiacciante, con diverse scene da salto dalla sedia e particolari inquietanti. Tremendamente riuscita la scena delle ragazze che si tagliuzzano a vicenda con uno scalpello, elencando le loro parti del corpo che meno gradiscono, mentre il sangue che cola dai loro volti cade sulle loro gambe a fiotti. Buone anche le atmosferee, sempre terrificanti e oscure (soprattutto in quella cantina degli orrori). Pecca un po’ sul finale, quando anziché chiarire, la storia confonde in un momento in cui tutti i colpi di scena si erano slegati alla perfezione. Comunque consigliato.
CITAZIONI: “Bisogna Soffrire per essere belle”
“Riesco a sentire il tuo cuore attraverso le tue mani”
“Promettimi che mi farai un viso migliore. Voglio essere bella”
LA SCENA INDIMENTICABILE: Le due ragazze che si tagliuzzano a vicenda nella stanza dell’arte, con uno scalpello. Agghiacciante.
EROTISMO 0/5 No.
VIOLENZA 3/5 Due ragazze che si tagliuzzano a vicenda. Un impiccagione. Volti letteralmente strappati via. Una bambina carbonizzata.
HUMOR 1/5 Solo una battuta gioiosa ad inizio film
- Voglio rifarmi il naso
- Comincerò con un’incisione qui, ma se l’operazione finirà male potresti essere sfigurata per sempre.
- O_O Allora mi rifaccio gli occhi
SENTIMENTO 1/5 Giusto un po’ di amore materno
ORIGINALITA’ 3/5 Media. Il film è purtroppo debitore di miliardi di altre pellicole horror orientali (“Two Sisters” su tutti, ma anche “Ring”), anche se possiede diverse scene geniali (le due ragazze che si tagliuzzano a vicenda) e una buona dose di colpi di scena.
IL MIO VOTO: 7.5
Corea Del Sud, 2006. Di Bong Man-Dae. Con Ahn Ah-yung, Ahn Gyu-ryun, Jeon So-min, Shin Se-Kyeong, To Ji-Won, Yu Da-in. Genere: Horror. Durata: 94’
Kyun-Su è una ragazza come tante altre. Durante le vacanze estive non fa che uscire con le amiche e frequentare svogliatamente un corso estivo di arte. L’incubo inizia quando le sue amiche decidono di farsi fare dei ritocchi di chirurgia estetica, approfittando del fatto che la madre di Kyun-Su è un chirurgo professionista. Ma dopo le operazioni le ragazze cominciano ad avere incubi terrificanti e via via muoiono, cercando di tagliarsi via la faccia. Kyun-Su, spaventata, decide di scoprire l’incubo che si cela dietro a queste morti e, scendendo in cantina trova la foto di un volto carbonizzato. Perché la madre non conserva alcuna foto della ragazza di quando era piccola? Perché tutta questa sua ossessione per la bellezza? Qual è l’orribile tragedia e i tremendi segreti che la madre nasconde? L’incubo ha inizio
Nella vera e propria esplosione di horror asiatici che in questi anni affollano il mercato con una potenza inverosimile spicca questa piccola operetta horror chiamata “Cinderella” (titolo un po’ inverosimile, visto che non c’è alcuna somiglianza con l’omonima fiaba), un film horror che seppur richiamando all’attenzione diverse citazioni ad altri horror asiatici, stupisce per una grande cura nei particolari e nella sceneggiatura, sempre fredda e agghiacciante, con diverse scene da salto dalla sedia e particolari inquietanti. Tremendamente riuscita la scena delle ragazze che si tagliuzzano a vicenda con uno scalpello, elencando le loro parti del corpo che meno gradiscono, mentre il sangue che cola dai loro volti cade sulle loro gambe a fiotti. Buone anche le atmosferee, sempre terrificanti e oscure (soprattutto in quella cantina degli orrori). Pecca un po’ sul finale, quando anziché chiarire, la storia confonde in un momento in cui tutti i colpi di scena si erano slegati alla perfezione. Comunque consigliato.
CITAZIONI: “Bisogna Soffrire per essere belle”
“Riesco a sentire il tuo cuore attraverso le tue mani”
“Promettimi che mi farai un viso migliore. Voglio essere bella”
LA SCENA INDIMENTICABILE: Le due ragazze che si tagliuzzano a vicenda nella stanza dell’arte, con uno scalpello. Agghiacciante.
EROTISMO 0/5 No.
VIOLENZA 3/5 Due ragazze che si tagliuzzano a vicenda. Un impiccagione. Volti letteralmente strappati via. Una bambina carbonizzata.
HUMOR 1/5 Solo una battuta gioiosa ad inizio film
- Voglio rifarmi il naso
- Comincerò con un’incisione qui, ma se l’operazione finirà male potresti essere sfigurata per sempre.
- O_O Allora mi rifaccio gli occhi
SENTIMENTO 1/5 Giusto un po’ di amore materno
ORIGINALITA’ 3/5 Media. Il film è purtroppo debitore di miliardi di altre pellicole horror orientali (“Two Sisters” su tutti, ma anche “Ring”), anche se possiede diverse scene geniali (le due ragazze che si tagliuzzano a vicenda) e una buona dose di colpi di scena.
IL MIO VOTO: 7.5
sabato 28 marzo 2009
"Long Dream" Di Higuchinsky
Long Dream
Giappone, 2000. Di Higuchinsky. Con Eriko Hatsune, Arai Ken, Asano Kaei, Ashizawa Shima, Horiuchi Masami, Kashiwabara Shuuji, Ooshima Mika, Suzuki Eiichiro, Suzuki Nobuaki, Taki Masako. Genere: Horror. Durata: 59’
Mukoda è un giovane che si fa ricoverare in ospedale per una sua strana sindrome: i suoi sogni diventano via via sempre più lunghi, fino ad occupare anche intere settimane. E con il passare del tempo, il ragazzo si trasforma in mostro. Mostro che, viene scambiato dalla morte dalla sconvolta Mami, ragazza affetta da tumore che teme di morire. Nel frattempo il dottor Kuroda è ossessionato da Kana, una ragazza morta diverso tempo prima…
Il debutto di Higuchinsky, regista nippoucraino conosciuto dal pubblico occidentale soprattutto grazie al film “Uzumaki” (distribuito anche in Italia in dvd, con un buon doppiaggio) e alla sorta di remake low budget di “Battle Royale” che è “Tokyo 10+1” (che devo ancora vedere): un film assurdo, un mediometraggio horror che parte da un’idea assolutamente stupenda e originale (così come accadrà per “Uzumaki”), dimostrando che per creare storie di terrore non sempre serve ricorrere a fantasmi femminili dai capelli lunghi. Qui il terrore nasce dal sogno, e come molti cinefili sanno, è un argomento molto ricorrente nel tema dell’horror (“Nightmare”, “Nightmare Detective”), ma che qui è ripreso con un’inedita sfaccettatura: l’eternità del sogno unita all’incubo. Un uomo costretto a sognare per l’eternità, destinato a trasformarsi e a sgretolarsi. È in un ospedale degli orrori, dove ha luogo questo “Long Dream”, mediometraggio nettamente low budget e con effetti risibili e quasi amatoriali, film dalla forte potenza. Nonostante la struttura e la sceneggiatura da film televisivo, però, Higuchinsky incarna la sua filosofia di cinema epilettico mostrando un talento visivo davvero eclatante, soprattutto nella messa in scena della tensione, onnipresente. Il tema amoroso, poi, è il contorno di una vicenda a più intrecci narrativi. Consigliato agli amanti del genere.
EROTISMO 0/5 No.
VIOLENZA 3/5 C’è qualche bella idea splattere una stanza dalle mura completamente cosparse di emoglobina.
HUMOR 1/5 Humor involontario. Gli effetti speciali sono così risibili da strappare un sorriso e Mukoda si trasforma in un mostro ridicolo.
SENTIMENTO 2/5 C’è il tema dell’amore oltre la morte
ORIGINALITA’ 4/5 Alta. Higuchinsky è un genio, non c’è che dire. Anche se il merito va anche al manga da cui è tratto. L’idea di partenza poi è bellissima
IL MIO VOTO: 7
Giappone, 2000. Di Higuchinsky. Con Eriko Hatsune, Arai Ken, Asano Kaei, Ashizawa Shima, Horiuchi Masami, Kashiwabara Shuuji, Ooshima Mika, Suzuki Eiichiro, Suzuki Nobuaki, Taki Masako. Genere: Horror. Durata: 59’
Mukoda è un giovane che si fa ricoverare in ospedale per una sua strana sindrome: i suoi sogni diventano via via sempre più lunghi, fino ad occupare anche intere settimane. E con il passare del tempo, il ragazzo si trasforma in mostro. Mostro che, viene scambiato dalla morte dalla sconvolta Mami, ragazza affetta da tumore che teme di morire. Nel frattempo il dottor Kuroda è ossessionato da Kana, una ragazza morta diverso tempo prima…
Il debutto di Higuchinsky, regista nippoucraino conosciuto dal pubblico occidentale soprattutto grazie al film “Uzumaki” (distribuito anche in Italia in dvd, con un buon doppiaggio) e alla sorta di remake low budget di “Battle Royale” che è “Tokyo 10+1” (che devo ancora vedere): un film assurdo, un mediometraggio horror che parte da un’idea assolutamente stupenda e originale (così come accadrà per “Uzumaki”), dimostrando che per creare storie di terrore non sempre serve ricorrere a fantasmi femminili dai capelli lunghi. Qui il terrore nasce dal sogno, e come molti cinefili sanno, è un argomento molto ricorrente nel tema dell’horror (“Nightmare”, “Nightmare Detective”), ma che qui è ripreso con un’inedita sfaccettatura: l’eternità del sogno unita all’incubo. Un uomo costretto a sognare per l’eternità, destinato a trasformarsi e a sgretolarsi. È in un ospedale degli orrori, dove ha luogo questo “Long Dream”, mediometraggio nettamente low budget e con effetti risibili e quasi amatoriali, film dalla forte potenza. Nonostante la struttura e la sceneggiatura da film televisivo, però, Higuchinsky incarna la sua filosofia di cinema epilettico mostrando un talento visivo davvero eclatante, soprattutto nella messa in scena della tensione, onnipresente. Il tema amoroso, poi, è il contorno di una vicenda a più intrecci narrativi. Consigliato agli amanti del genere.
EROTISMO 0/5 No.
VIOLENZA 3/5 C’è qualche bella idea splattere una stanza dalle mura completamente cosparse di emoglobina.
HUMOR 1/5 Humor involontario. Gli effetti speciali sono così risibili da strappare un sorriso e Mukoda si trasforma in un mostro ridicolo.
SENTIMENTO 2/5 C’è il tema dell’amore oltre la morte
ORIGINALITA’ 4/5 Alta. Higuchinsky è un genio, non c’è che dire. Anche se il merito va anche al manga da cui è tratto. L’idea di partenza poi è bellissima
IL MIO VOTO: 7
"Happiness Of The Katakuris" Di Takashi Miike
Happiness Of The Katakuris
Giappone, 2001. Di Takashi Miike. Con Sawada Kenji, Matsuzaka Keiko, Takeda Shinji, Nishida Naomi, Imawano Kiyoshiro. Genere: Commedia Nera- Musical
La famiglia dei Katakuris ha aperto un bell’albergo in montagna, dove pare però I clienti abbiano deciso di suicidarsi! Il primo cliente si toglie la vita e, per non infangare il nome della famiglia, i Katakuris lo seppelliscono in giardino. Una donna,intanto, muore soffocata nell’albergo dopo un rapporto sessuale con un lottatore di sumo. E il cimitero dietro casa comincia a riempirsi
Pazzo, pazzo Miike! Rivisita la macabra commedia coreana “The Quiet Family” di Kim Ji-Won e la rivisita con allegria, colori e persino parecchi siparietti musicali. E così tra zombie e morti accidentali, c’è sempre la follia miikiana, questa volta completamente celata dietro sorrisi e colori sgargianti. Eccentrica commedia dalle mille sfaccettature, con personaggi bizzarri e introduzioni di insensati, ma geniali, disegni in basso rilievo di creatori quasi Tim Burtiane. Imperdibile il finale! La morte vista con leggerezza, geniale. (9)
"Silver-Shiruuba" Di Takashi Miike
Silver- Shiruuba
Giappone, 1999. Di Takashi Miike. Con Haga Kenji, Kandori Shinobu. Genere: Azione
Jun è un’ex agente dell’FBI viene contattata per cercare di combattere le forze del male, decise a conquistare il mondo. Quindi, diventerà una wrestler femminile per dare la caccia ai cattivi. Sul ring cambia il nome in Silver, i cui genitori sono stati uccisi e chiede sete di vendetta…
Miike! Sempre più enfant terrible, sempre più estremo, sempre più (volutamente) pazzo firma questo filmetto digitale ed exploitation, dove non manca il sadomasochismo e tante altre perversioni degne del regista. Non v’è l’originalità del latte di “Visitor Q”, ma non manca anche qui un’originalità non indifferente. Adrenalinico, vivace, “Silver” doveva essere l’episodio pilota per una serie televisiva che non ha mai preso avvio. Qui si spiegano i punti lasciati in sospeso e il finale apertissimo, finale che lascia a bocca aperta. Un film minore ma non brutto, da vedere senza pretese. MA QUANTO GRANDI SONO LE TETTE DELLA PROTAGONISTA? (6)
EROTISMO 4/5 Le tette della protagonista. Il cazzo gigante pixelato. Il sadomaso.
VIOLENZA 2/5 Donne che combattono. :P
HUMOR 3/5 a tratti esilaranti
SENTIMENTO 0/5 No.
ORIGINALITA’ 4/5 Assurdo.
"Visitor Q" Di Takashi Miike
Visitor Q
Giappone, 2001. Di Takashi Miike. Con Endo Kenichi, Uchida Shungiku, Watanabe Kazushi, Nakahara Shôko, Fujiko, Mutô Jun, Suzuki Ikko.Vietato Ai Minori Di 18 Anni.
Una famiglia all’apparenza comune. Il padre necrofilo vuole fare un film sulla violenza e sul bullismo e fa sesso con la figlia. La madre è eroinomane e si prostituisce per comprarsi la droga. La figlia adolescente è fuggita di casa per prostituirsi. Il figlio adolescente è sbeffeggiato dai compagni e si sfoga picchiando la madre. L’arrivo di un misterioso visitatore (il visitor q del titolo) sconvolgerà l’intera famiglia, fino a riunrla
Uno dei più cattivi ed estremi film realizzati. Miike non conosce limite! Esplora sempre più, in modo quasi iperbolico, la razza umana e lo fa attraverso necrofilia, incesto, omicidio… criticando aspramente la società borghese. Girato in una sola settimana, in digitale con pochissimi soldi, Miike realizza uno dei suoi più grandi capolavori: angosciante, terribile, macabro e oscuro. Con un humor infallibile che appare nel momento meno opportuno e con quel finale così poetico e genuino: la madre (interpretata dalla scrittrice e disegnatrice di manga Uchida Shungiku) che riunisce l’intera famiglia con il suo latte materno. Un raggio di speranza all’interno della decadenza umana. (10)
EROTISMO 5/5 Sesso. Tette. Feticci. Prostitute. Incesto. Necrofilia. WOW!
VIOLENZA 5/5 Teste spaccate, bullismo, sodomia, frustate, coltelli volanti, soffocamento, corpi fatti a pezzi...
HUMOR 2/5 Humor nero. Nerissimo. Sarcastico.
SENTIMENTO 1/5 Al diavolo il perbenismo. Anche se c'è qualche raggio di speranza
ORIGINALITA’ 5/5 incredibile. Il finale è degno di venerazione
"Audition" Di Takashi Miike
Audition
Giappone, 1999. Di Takashi Miike. Con Ishibashi Ryo, Shiina Eihi, Tetsu Sawaki, Osugi Ren, Renji Ishibashi, Negishi Toshie. Genere: Drammatico. Vietato Ai Minori Di 14 Anni.
Aoyama è un vedovo, che spronato dal figlio a cercare una nuova moglie, si affida all’amico produttore cinematografico, che gli propone un’audizione per fanciulle disposte ad ottenere un ruolo per un film. Con questa audizione, Aoyama avrà anche la possibilità di trovare moglie. Subito questo viene attratto dalla bella e eterea Asami, che appare subito come una lolitesca e misteriosa fanciulla che ha dovuto rinunciare alla danza, il suo sogno, per un problema alle anche…ma Asami non è quella dolce creaturina che tutti pensano sia…
Bellissimo. Forse uno dei migliori di Miike, un film che esplora fino in fondo l’inconscio estremo dell’essere umano con un sentimento tra la delicatezza e il pugno nello stomaco. Un film malatissimo, che parte quasi come un filmettino qualunque, come quelli che trasmettono su rete quattro il pomeriggio e poi diventa un incubo! Un incredibile e vorticoso incubo! Asami da angelo diventa carnefice, ma non è masochista o sadista, nel senso che gode nel vedere il suo uomo soffrire, lo fa perché è profondamente innamorata di lui. Pensa che l’unico modo per tenerlo con sé sia di tagliargli i piedi, di rinchiuderlo in un sacco e di fargli bere il suo vomito, affinchè si nutra di qualcosa che venga da lei. Un film profondo, isterico e epilettico. Una storia assolutamente imprevedibile in un limbo tra sogno e realtà. Che finale, poi! Che finale! (10)
EROTISMO 2/5 Tu devi amare solo me, capito? Me soltanto
VIOLENZA 4/5 Un piede mozzato. Una lingua mozzata. Aghi.
HUMOR 2/5 Le audizioni delle altre concorrenti sono esilaranti
SENTIMENTO 1/5 si, questa è una storia d'amore, ma non aspettatevi eccessi di buonismo
ORIGINALITA’ 5/5 altissima
"100 Days With Mr. Arrogant" Di Shin Dong-Yeob
100 Days With Mr. Arrogant
Corea Del Sud, 2004. Di Shin Dong-Yeob. Con Kim Jae-Won, Ha Ji-Won, Kim Tae-Hyeon, Min Han, Kim Chang-Wan, Lee Eung-Kyung. Genere: Comico. Durata: 94’
Ha-Young è una liceale che sta passando il giorno peggiore della sua vita e dalla rabbia scalcia una lattina trovata per terra, che colpisce in pieno l’auto di un universitario ricco, ribelle e viziato! Purtroppo Ha-Young vive in una famiglia che non si può permettere il pagamento di un’auto così costosa , così i due ragazzi prevedono un patto: lei diventerà la schiava di lui per cento giorni, ma il ragazzo renderà la vita di lei impossibile. Ha-Young, stanca della situazione, decide di vendicarsi…a modo suo
Divertentissimo film comico-romantico coreano creato su misura di teenagers, riesce comunque a staccarsi dal prototipo “My Sassy Girl” con destrezza, puntando più sul divertimento che sui sentimenti (indimenticabile la comicissima scena dell’ascensore). Risate inarrestabili, trovate eccezionali ed originali: un film che è realizzato per togliersi la tristezza di torno! Il finale è azzeccatissimo, nonostante sia abbastanza prevedibile. (8)
"The Iron Ladies" Di Youngyooth Thongkonthun
The Iron Ladies
Thailandia, 2000. Di Youngyooth Thongkonthun. Con Jesdaporn Pholdee; Sahaphap Tor; Ekachai Buranapanit; Giorgio Maiocchi; Chaicharn Nimpulsawasdi; Kokkorn Benjathikoon. Genere: Comico. Durata: 100’
Da una storia vera: siamo nel 1996 e in un liceo thailandese si stanno facendo le selezioni per la nazionale giovani thailandese. Mon ha un talento eccezionale per questo sport, ma è stato evitato da tutti perché omosessuale. Quando il vecchio couch si ritira e sopraggiunge una donna coach di larghe vedute decide di comprendere anche Mon e Jung, il suo amico travestito. Ciò scandalizzerà gli altri giocatori che si ritireranno dalla squadra. Alla fine Mon e Jung coinvolgeranno loro amici trans e gay ad unirsi alla squadra, che riuscirà incredibilmente a vincere il torneo di pallavolo di quell’anno!
Esuberante, frizzante commedia che non ha paura di andare oltre. Piacerà agli amanti dello sport per le acrobatiche partite di pallavolo, ma anche a chi ha bisogno di ridere da un po’ troppo di tempo. Irriterà invece chi preferisce le commedie di stampo occidentale alla “Scary Movie”: qui non c’è alcuna allusione sessuale, c’è solo esuberanza, gioia di vivere e qualche occasionale battibecco. Sebbene faccia ridere e sebbene abbia una buona metafora (l’accettazione del diverso), il film però cade più di una volta in un manierismo sterile. Imperdibile l’assurda sigla iniziale, che merita l’intera visione del film.Divertente (6)
EROTISMO 1/5 No. Anche se i riferimenti a sessualità, omosessualità e sesso sono alti.
VIOLENZA 1/5Una baruffa in un gay bar
HUMOR 3/5 Parecchie risate. Molti sorrisi.
SENTIMENTO 2/5 L'accettazione della propria natura. Il coraggio di dirlo ai genitori
ORIGINALITA’ 5/5 decisamente alta. Film assurdo.
"Oresama" Di Marumo
Oresama
Giappone, 2004. Di Marumo. Con Miyavi, Hassei Takano, Matsushima Ryouta, Hamasama Akane, Kubata Shouta, Ogushi Erika. Genere: Commedia. Durata: 65’
La rockstar Miyavi è all’apice del successo, quando dopo essere stato inseguito da una flotta di fans impazzite si ritrova misteriosamente vent’anni addietro, nei gloriosi anni ’80, quando lui era solo un ragazzino. In questi anni è sconosciuto a tutti e a causa del suo look gotico viene isolato dalle ragazze che ora fuggono spaventate. Stringerà, però, amicizia con un chitarrista hard rock di nome Shinji e ritroverà se stesso da bambino…
Miyavi è una rockstar giapponese realmente esistente ed è l’idolo delle ragazzine del sud est asiatico. Dal look indefinibile tra il gotico, il tamarro e l’emo, Miyavi decise di aumentare la sua fama realizzando questo prescindibile mediometraggio in cui rivisita in modo originale la sua vita: la passione per la musica, per il calcio…interpretando se stesso (il termine Oresama è una parola giapponese che si traduce con “Io stesso”, ma con tono vanitoso). Il risultato è un film piuttosto scadente, che appare come la solita menata commerciale ad uso e consumo del protagonista (l’ultima parte finale è una lunga parte di concerto che conferma l’ipotesi), giusto per far fremere le ragazzine nipponiche che spenderebbero l’intera paghetta per assistere al loro eroe in una situazione assurda che, però, lasciava sperare: il primo quarto d’ora, infatti, è riuscitissimo. la fotografia oscura e gustosamente low budget (quasi amatoriale), pianisequenza di alto valore e sottile humor nipponico sono tutti elementi che caratterizzano una gustosa prima parte di film. Poi “Oresama” inizia a perdersi verso l’egocentrismo. E finisce nel baratro.
EROTISMO 0/5 No.
VIOLENZA 0/5 No.
HUMOR 2/5 qualche scena divertente. Giusto qualche sorriso. Nulla più.
SENTIMENTO 2/5 qualche spruzzata di puro buonismo
ORIGINALITA’ 1/5 decisamente bassa. Anche se a tratti la regia non è così malvagia.
IL MIO VOTO: 3.5
venerdì 27 marzo 2009
"Linda Linda Linda" Di Nobuhiro Yamashita
Linda Linda Linda
Giappone, 2005. Di Nobuhiro Yamashita. Con Bae Du-na, Maeda Aki, Kashii Yu, Sekine Shiori, Fujii Kahori, Gray Jason, Hamagami Tatsuya, Kobayashi Katsuya, Koide Keisuke, Komoto Masahiro. Genere: Commedia Musicale. Durata: 101’
Tre ragazze giapponesi fanno parte di un gruppo punk-rock al femminile e si preparano per l’esibizione in occasione dell’ultimo anno di liceo prima delle vacanze estive. Il problema nasce quando la cantante e chitarrista lascia il gruppo dopo essersi ferita ad una mano. Le tre vedono come sua sostituta la timida Son, studentessa coreana che si trova in Giappone per uno scambio culturale. Son però è piuttosto timida e conosce poco la lingua giapponese…come potrà cantare una canzone in questa lingua e combattere le sue paure?
A differenza degli altri due titoli qui presentati, questo film non fa ridere. È una commedia leggera e originale, fresca, spensierata ma ha un fascino autoriale. Una sorta di documentario della giovinezza in cui le nostre eroine vengono presentate sugli strumenti musicali, spesso annoiate, altre volte frizzanti. Cosa sconvolgente è l’esibizione finale: se in un qualsiasi film americano tale show sarebbe stato rappresentato come una rappresentazione di Brodway, qui arriva la semplicità che è molto più realistica e vicina a noi: le quattro si presentano fradice, con i vestiti sporchi, i capelli spettinati e i piedi nudi per un sano punk-rock dagli occhi a mandorla. ROCK ‘N’ROLL! (9)
EROTISMO 0/5 No.
VIOLENZA 0/5 No.
HUMOR 3/5 Umorismo nipponico sottile sottile. Situazioni bizzarre.
SENTIMENTO 2/5 Amicizia.
ORIGINALITA’ 4/5 Non vedrete mai un film che parla d'adolescenza simile a questo. Indimenticabile.
"Citizen Dog" Di Wisit Sasanatieng
Citizen Dog
Thailandia, 2004. Di Wisit Sasanatieng. Con Mahasamut Boonyaruk, Saengthong Gate-Uthong, Sawatwong Palakawong, Nattha Wattanapaiboon. Genere: Commedia. Durata: 93’
Pod è un giovane ragazzo di campagna che decise di trasferirsi nella capitale thailandese Bangkok, in cerca di fortuna. Trova lavoro come inscatolatore di sardine ma perde un dito per errore! Viene licenziato dopo che ha staccato il dito ad un collega e se l’è attaccato. Trova lavoro, quindi, in un’impresa di pulizie dove conosce Jin, una ragazza ossessionata dalla pulizia, dall’amore per le piante e da un libro caduto da un aereo, che sembra essere un messaggio divino, ma che si dimostra essere un romanzo gay in italiano!
Assurdo, brioso, coloratissimo film grottesco-comico thailandese fondato sull’originalità assoluta, oltre i limiti della mente umana. Un viaggio coloratissimo e simpatico dall’incredibile valenza artistica. Il regista è il noto Sasanatieng, amato soprattutto in Occidente, a cui ha saputo donare l’irritante “Le Lacrime Della Tigre Nera” e l’horror “The Unseeable”. Qui cambia completamente registro e crea una commedia- capolavoro da rivedere, per sorprendersi e stare senza fiato. Forse il miglior film mai creato in Thailandia, terra in cui il cinema sta nettamente crescendo e prendendo il sopravvento. (10+)
"My Tutor Friend" Di Kim Kyeong-Hyeong
My Tutor Friend
Corea Del Sud, 2003. Di Kim Kyeong-Hyeong. Con Kim Ha-Neul, Kwon Sang-woo, Baek Il-seob, Kim Ji-woo, Kong Yu. Genere: Commedia. Durata: 110’
per pagarsi gli studi, l’universitaria Su-Wan si occupa di dare lezioni private agli studenti delle superiori. Si troverà di fronte al ricco e viziato coetaneo Ji-Hoon, bocciato diversi anni di fila, per il suo mancato studio. Il ragazzo non fa altro che intromettersi nelle risse, uscire con le ragazze e…sfottere la povera Su-Wan, senza ascoltare niente delle sue spiegazioni. Stanca della situazione, la ragazza saprà, però, come tirar fuori le sue unghie…
Simpatico film dove si nota la presenza di Kim Ha-Neul, nota attirce dai mille volti: serissima nell’horror “Dead Friend”, simpaticissima e solare in questo “My Tutor Friend”, dove inventa mille modi per vendicarsi contro il suo studente svogliato. Come in molte commedie adolescenziali coreane sarà l’amore a trionfare, ma questo non viene presentato in modo banale: è sottile sottile e privo delle banalità del genere. Qui c’è più spazio al gradito divertimento, dove è impossibile non lasciarsi sfuggire una risata in più. Davvero carino, seppur molto simile al filone tracciato dal bellissimo “My Sassy Girl”. (8)
"He Was Cool" Di Lee Hwan-Kyeong
He Was Cool
Corea Del Sud, 2004. Di Lee Hwan-Kyeong. Con Song Seung-heon, Jeong Da-bin, Lee Ki-woo, Ahn Hae-su, Kim Yeong-hun, Lee Min-hyeok, Jeong Jun-ha, Park Yun-bae, Kim Ji-hye. Genere: Commedia Romantica. Durata: 118’
Han è una ragazza esuberante e irascibile che viene maltrattata dall’affascinante bullo della scuola Ji Eung-Seon, che ha un passato oscuro e che passa il tempo taccheggiando le ragazze e picchiando i ragazzi. Han è l’unica che osa sfidarlo, ma finirà per esserne perseguitata. Tra i due dopo l’odio, però, comincia a formarsi un amore intenso e forte.
Nel marasma di commedie coreane per ragazzini, tra titoli piuttosto riusciti (“My Sassy Girl”, “My Tutor Friend” e “100 Days With Mr. Arrogant”), affiorano, però, anche film di carattere pessimo. Uno di questi è “He Was Cool” che rielabora per la millesima volta, senza un pizzico di originalità, l’amore tra dolce fanciulla e tenebroso bullo dal cuore d’oro. Sembra quindi di trovarsi di fronte ad un brutto “Tre Metri Sopra Il Cielo” dagli occhi a mandorla. Peccato! Perché l’inizio sapeva davvero sorprendere, con il suo insano brio grottesco e con le risate a non finire. Il film si affloscia dopo il primo quarto d’ora e diventa noiosissimo e insensato, cercando di strappare una lacrimuccia allo spettatore, senza riuscirci. (5)
L’attrice protagonista del film, la famosissima (in patria) Jeong Da-Bin, si è suicidata nel febbraio 2007 dopo aver scritto un’inquietante pagina di diario. Gli amici affermarono che l’attrice soffriva di una forte depressione.
"My Sassy Girl" Di Kwak Jae-Young
My Sassy Girl
Corea Del Sud, 2001. Di Kwak Jae-Young. Con Cha Tae-hyun, Jun Ji-hyun, Han Jin-hie, Hyun Sook-hee, Kim Il-woo, Kim In-mun, Kim Tae-hyeon, Lee Mu-yeong, Lim Ho, Seo Dong-won, Song Wok-suk. Genere: Commedia Romantica. Durata: 143’
Gyeong-Woo è uno studente con una madre fin troppo protettiva e facilmente irascibile. La sua vita prende una piega inaspettata quando in metropolitana assiste all’imbarazzante visione di una ragazza ubriaca che vomita in testa ad un signore anziano. Questa si volta verso Gyeong-Woo e, prima di svenire, lo chiama “tesoro”. Tutti i passeggeri, credendolo il suo fidanzato lo spronano a prendersi cura di lei. La porta in un motel e , lei, il giorno seguente, scoperta la verità e temendo, che nel motel, Gyeong-Woo, abbia abusato di lei, chiama al cellulare il ragazzo, infuriata. Prenderanno via, allora, situazioni imbarazzanti e piroettanti, in bilico tra amore e odio, fino all’amore più puro e alla nascita di una nuova emozione sentimentale
Nonostante la trama possa sembrare la solita solfa adolescenziale, queasto è IL capolavoro del genere commedia asiatica. Un successo strepitoso, più volte imitato (anche dall’Occidente, che ne girò un remake), ma mai raggiunto. Un film bellissimo, dolcissimo e solare, che incredibilmente non cade mai nei banalismi del genere. Non sfrutta i luoghi comuni per inscenare un amore piroettante, tra il comico e il dolce. Un po’ cattivo e stuzzicante, un po’ mieloso, “My Sassy Girl” è la commedia che tutti stavano cercando. E nonostante la lunghezza chilometrica, sembra quasi che il film duri solo dieci minuti: se n’è così presi che vola via in un attimo. Geniale (10)
"200 Pounds Beauty" Di Kim Yong-Hwa
200 Pounds Beauty
Corea Del Sud, 2006. Di Kim Yong-Hwa. Con Kim Ah-jung, Ju Jin-mo, Kim Yong-geon, Song Dong-il, Lim Hyeon-shik, Lee Han-wi, Kim Hyeon-sook, Park No-shik. Genere: Commedia. Durata: 120’
Hanna è dotata di una voce melodiosa e impressionante, ma è brutta e grassa. Il suo lavoro consiste nel donare la sua bellissima ugola ad una ragazza bellissima ma stonata, che diventa una popstar famosa. Innamorata del produttore musicale, Hanna sa che per colpa del suo aspetto fisico, non lo conquisterà mai. Quindi scompare e si fa sottoporre ad una liposuzione e ad alcuni interventi chirurgici e cambia identità. La sua bellezza e la sua voce, la renderanno una popstar ancora più famosa di quella a cui donava la voce, ma gli inganni sono destinati ad essere scoperti
Commedia molto originale (anche se l’elemento del donare la voce ad un’altra è già stato usato da diverse commedie americane), che gioca sulla tematica trita e ritrita della “bellezza interiore”, ma lo fa con grinta e brio, esaltando la cattiveria umana in modo iperbolico. Riflette su un mondo in cui il talento non ha più forma, in cui una donna viene giudicata dal seno e non dalla bontà. Un film piacevole e tenero, bello e un poco illusorio. C’è comicità, ci sono le risate e c’è anche l’amore: elementi che rafforzano questa storia, donandole dei punti a favore. La simpaticissima e sexy Kim Young-Hwa, poi, è davvero il massimo. Un buon film da vedere in compagnia, senza troppe pretese. Impressionanti le canzoni della protagonista, tra cui anche una curiosa cover in coreano di “Maria” dei Blondie. (8)
"Seducing Mr.Perfect" Di Kim Sang-Woo
Seducing Mr. Perfect
Corea Del Sud, 2006. Di Kim Sang-Woo. Con Baek Do-bin, Choi Jong-ryol, Clark Holly Karrol, Eom Jeong-hwa, Henney Daniel, Kim Ki-hyeon, Lee Seong-min, Mun Su, Oh Mi-yeon, Ok Ji-young. Genere: Commedia. Durata: 100’
Un giorno, una ragazza sfortunata in amore tampona l’auto dell’affascinante coreoamericano Robin. Dopo un battibecco furioso, la ragazza scoprirà a malincuore che quell’uomo è il suo nuovo capo di lavoro! Robin, che si è legato al dito il tamponamento, non farà altro che umiliarla, prenderla in giro. Riuscirà la protagonista a sopravvivere a questo mobbing?
Sulla scia di “My Sassy Girl”, “Seducing Mr. Perfect” è una commedia che nonostante una trama molto affine ad altre 3000 commedie coreane, riesce a sopravvivere al marasma e al manierismo proponendo allo spetatore trovate registiche e narrative, che tolgono il fiato. È un film piacevole e mai banale e molto simpatico. Un cast stellare (tutti attori e cantanti molto famosi in Oriente) riesce a rendere questo film ancora più piacevole. Un punto a favore al regista che raggiunge l’obiettivo di non rendere il suo prodotto uno sterile blockbuster. (8)
"La Guerra Dei Fiori Rossi" Di Zhang Yuan
La Guerra Dei Fiori Rossi
Cina, 2006. Di Zhang Yuan. Con Dong Bowen, Ning Yuanyuan, Chen Manyuan, Zhao Rui, Li Xiaofeng .Genere: Drammatico. Durata: 89’
Anni ’40. il piccolo Qiang viene portato dai genitori, sopraffatti dal lavoro, in una sorta di college cinese, dove i bambini vengono trattati come marionette con una rigidità fin troppo alta. Nonostante il suo impegno, Qiang viene però considerato la pecora nera :colui che crea danni. Trattato male dalle insegnanti, preso in giro dai compagni, il bambino comincia a racchiudersi in un pianto disperato, fino ad esplodere nel bullismo e nella violenza…
Ottimo film di Zhang Yuan (fautore anche del bellissimo “Diciassette Anni” e di “Green Tea”) ambienta la sua nuova storia in un asilo del dopoguerra, dove tutto è freddo e ruvido. Dove i bambini vengono trattati da soldati, che possono defecare in orari precisi (scelta quasi grottesca, quanto efficace): chi fa i suoi bisogni oltre gli orari prefissati viene punito. Qiang è il ribelle che tenta di fuggire dalla cattiveria dei superiori, lotta contro la dittatura (chiaro il sottotono politico). E se prima vuole conquistare i fiori rossi, note di merito che le insegnanti consegnano ai bambini beneducati ed intelligenti, poi li strappa, come se quei fiori fossero la coscienza di essere schiavi. Poesia, amicizia, rabbia. Sentimenti che pervadono sin dall’infanzia e continuano per tutta la vita. Bambini o adulti, siamo tutti uguali (9.5)
"Diciassette Anni" Di Zhang Yuan
Diciassette Anni
Cina, 1999. Di Zhang Yuan. Con Liu Lin, Li Bingbing, Yeding Li . Genere: Drammatico. Durata: 88’
L’adolescente Tao Lan uccide la sorella, in modo impulsivo, dopo che quest’ultima l’ha umiliata e le ha fatto un torto. Finisce in carcere, per poi uscire dopo diciassette anni per passare le vacanze di Natale con la famiglia, come premio per la buona condotta. La Cina è cambiata: non è più patriottica come lo era, è occidentalizzata al massimo.
Zhang Yuan, regista interessante del cinema cinese, realizza questa piccola e semplice opera con un’ingredibile talento visivo e narrativo. È incredibile quanto si possa spaccare il film in due: movimentata la prima parte, con Tao Lan adolescente, che uccide la sorella in modo ridicolo (risibile la scena dell’omicidio, l’unico punto trash del film). Il film diventa poetico con l’uscita di Tao Lan dal carcere, spaventata dall’incredibile freddezza della nuova Pechino, dagli autobus velocissimi, dalla pubblicità. Le macerie, i mattoni rotti, la neve: paesaggi freddi che penetrano anche nel cuore di chi guarda. È la freddezza di una famiglia che difficilmente accetterà la pecora nera di una rispettabile comitiva affettiva cinese. L’accettazione, l’amore e la nostalgia secondo Yuan (9)
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